Giadreschi è un abitato distante 5 km a nord-est di Pola, e a sud dall’aeroporto di Pola. Nacque con l’insediamento dei profughi dell’entroterra di Zara (Iadera), verso la fine del XVI secolo.

Nel 1580 fu popolato anche dai profughi di Cipro. Nelle fonti d’archivio lo troviamo sotto il nome di Giadrescovo. Ci sono però degli indizi che ancor prima – all’epoca romana, oppure nel Basso Medioevo, qui esisteva un insediamento che nel XIII e XVI secolo fu abbandonato a causa di devastazioni belliche, distruzioni, carenze ed epidemie. Il medico Bernardo Schiavuzzi documentò che questo insediamento era chiamato Lussàn o Lussanum mentre lo storico istriano Camillo De Franceschi presume che l’insediamento di Lussanum non giaceva dove si trova l’odierna Giadreschi bensì nelle immediate vicinanze e che bisogna cercarlo tra i resti dell’insediamento di Maderna, posizionato un pò più a sud. La popolazione si occupava di agricoltura, viticoltura e allevamento del bestiame.

All’inizio del XX secolo (in base al censimento del 31 dicembre 1910) in 53 case familiari vivevano in totale 323 persone. In base alla lingua di comunicazione erano tutti croati. Con l’avvento della Prima guerra mondiale, nel momento in cui si aspettava che il Regno d’Italia dichiari guerra alla Monarchia austro-ungarica, in seguito alla segnalazione del 6 agosto 1914, e in base all’ordine del commissario della fortificazione della Fortezza marittima di Pola del 17 maggio 1915, la popolazione fu costretta ad abbandonare i loro focolari e a recarsi in esilio. Dopo aver consegnato il bestiame con certificato all’ufficiale, si radunarono a Škatari, da dove le autorità militari li portarono a Pola. Dalla stazione ferroviaria di Pola, in  vagoni merci (come d’altronde gli altri profughi di guerra – i Kriegsflühtlinger dell’Istria meridionale), furono trasportati attraverso Divaccia – Lubiana – Poetovio – Marburgo verso il campo profughi (il Barackenlager Wagna) nei dintorni di Leibnitz. Da Leibnitz furono poi deportati prima nell’Ungheria meridionale, mentre a metà agosto del 1915 furono trasferiti nei campi di Gmünd e Steinklamm (oggi Stati federato della Bassa Austria). In esilio decedettero 55 abitanti del paese di Giadreschi, dei quali addirittura 45 bambini. Ritornarono ai loro focolari in piccoli gruppi in febbraio, marzo e aprile del 1918. Durante la Prima guerra mondiale a Giadreschi rimasero soltanto 9 famiglie (due famiglie Jadreško, due famiglie Peršić, e per una famiglia Božić, Ujčić, Čalić, Damjanić e Vitasović). Furono quelli che avevano cibo e legna da ardere per 90 giorni e che poterono procurarsi regolarmente le risorse necessarie.

Nella Seconda guerra mondiale, dopo la capitolazione del Regno d’Italia, l’8 settembre 1943, nelle immediate vicinanze del paese, nel bosco Magran, viene fondata la prima postazione ribelle dove si raccoglieva l’attrezzatura militare, le armi e le munizioni dalle fortezze Turtian e Castion creando le condizioni per formare una divisione partigiana. Durante una violenta perlustrazione della truppa tedesca il 17 settembre 1943, ordinata in base a una segnalazione, i ribelli furono attaccati e subirono forti perdite, e di conseguenza si ritirarono verso Kuići e Pavičini. L’altra, minor parte della truppa tedesca, incendiò sette case e diversi fabbricati agricoli i cui titolari furono attivisti del MPL. Nel cortile della casa della famiglia Jadreško furono fucilati i fratelli Miho e Blaže e il manovale Anton Komparić. Nella Seconda guerra mondiale persero la vita in totale 29 abitanti del paese di Giadreschi.

(fonte: http://liznjan.hr, testo scritto da Davor Mandić)

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